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Tutto il tempo necessario

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E se fosse possibile condizionare la percezione del tempo, annullando inutili stati di ansia, nervosismo e rabbia legati a essa? Tutto è relativo e dipende dal nostro umore: una partita di calcio può sembrarci infinita se la nostra squadra è in vantaggio, ma se stesse perdendo, desidereremmo altri minuti per poter ribaltare l’esito.
È proprio questo che affascina il professor Canuli: il progetto EuKronos, infatti, si occupa di realizzare un farmaco capace di adattare la percezione del tempo al proprio stato d’animo. Ma all’indomani di un incontro decisivo per un accordo multimilionario tra Canuli e l’amministratore delegato di un’importante società farmaceutica, entrambi gli uomini vengono ritrovati morti.
Intorno all’omicidio ruotano le indagini del commissario Brani e dell’ispettore Ferri, incaricati di svelare la verità sulla vicenda. A ostacolarli è lo stesso pubblico ministero Tosto, desideroso di chiudere il caso il prima possibile e poco propenso a dubitare delle apparenze.

PROLOGO

Il giovane, alto e dai folti capelli neri, era bendato, aveva la gamba destra scoperta fino al ginocchio e un paio di pantofole scure ai piedi. Indossava una camicia bianca semiaperta sul lato sinistro del petto glabro e portava un cappio lento intorno all’esile collo. Un uomo maturo, con abito scuro e una fascia azzurra sistemata sulla giacca in posizione obliqua, come quella tricolore indossata dai sindaci, condusse il giovane davanti a una porta chiusa alla quale bussò con l’impugnatura di una spada.

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Dall’interno, una voce diede ai due il permesso di entrare. L’atmosfera dentro la grande sala rettangolare pareva essere solenne, come quella delle grandi occasioni. Due schiere di uomini, di età compresa presumibilmente tra i venticinque e i settant’anni, vestiti allo stesso modo dell’accompagnatore e dotati anch’essi di una spada, sedevano su comodi scranni, rivestiti di un tessuto azzurro che riprendeva il colore delle fasce e posizionati a ridosso delle due pareti che si estendevano in lunghezza. La sala era ornata da tende di velluto rosso scuro, drappi variamente ricamati e ampi tappeti a scacchi. Nello spazio antistante la parete corta, opposta alla porta d’ingresso, era allestita una massiccia pedana in legno, sopraelevata e raccordata al pavimento da tre scalini. Sulla pedana, dietro un grande tavolo inserito nello spazio vuoto tra due colonne di gesso bianco in stile dorico, sedevano altri uomini. In bella vista sul tavolo erano disposti un libro aperto, una squadra di legno e un compasso metallico di grosse dimensioni, illuminati in modo vagamente sinistro dalle fiamme tremule di due candelabri d’argento.

Il giovane bendato fu fatto accomodare al centro della stanza.

Un anziano dall’ispida barba grigia, assistito da altri due uomini, gli si avvicinò e, appoggiandogli sulla parte scoperta del petto la fredda punta della spada, gli disse: «Nessuno può diventare massone, se non è un uomo libero e non ha raggiunto la maggiore età. Per questo ti domando: Sei un uomo libero e hai ventuno anni?».

Il giovane, imbeccato dal suo accompagnatore, rispose: «Sì!».

Allora l’anziano domandò ancora: «Cosa ti spinge a diventare nostro fratello?».

E la risposta, sempre dietro suggerimento, fu: «Il desiderio di elevare la mia anima e di soccorrere i miei fratelli».

Dopo qualche altra domanda e relativa risposta, il giovane si inginocchiò per recitare una preghiera; rimessosi in piedi, compì tre giri intorno alla sala e fu poi condotto al cospetto dell’anziano, che gli rivolse un’ulteriore domanda: «Essendo tu vissuto nelle tenebre, qual è il desiderio imperativo del tuo cuore?».

E il giovane: «La luce».

«Che la luce sia!» disse finalmente l’anziano, levandogli la benda dagli occhi e attirando la sua attenzione proprio sul libro aperto, sulla squadra e sul compasso.

La seduta non era finita. Dopo che tutti ebbero ripreso il proprio posto, l’uomo che presiedeva la riunione introdusse un nuovo argomento, come passando a un altro punto all’ordine del giorno.

«Qual è il più grande nemico dell’uomo contemporaneo?» chiese solenne rivolto a tutti i presenti.

I convenuti si scambiarono in silenzio sguardi perplessi. Nessuno ebbe il coraggio di dare una risposta. Del resto, i nemici dell’umanità potevano essere tanti: la guerra, le malattie, la povertà, l’inquinamento… Come potevano stabilire una graduatoria che avesse una benché minima probabilità di coincidere con quella definita da chi aveva posto la domanda?

«Il tempo!» proclamò subito dopo l’anziano, che evidentemente non si aspettava alcuna risposta e che tacque per qualche lungo secondo come per consentire agli altri di assimilare il messaggio, percependone la forza dirompente.

Il tempo? si saranno chiesti tutti, senz’altro un po’ disorientati. Quella non era certo la risposta a cui avevano pensato. E poi l’anziano si riferiva al tempo meteorologico o a quello cronologico? Entrambi potevano essere causa di qualche inconveniente – non c’era dubbio –, ma… “il più grande nemico dell’uomo!” sembrava un’esagerazione, forse una provocazione.

«Vi prometto, fratelli, che a breve non dovrete più temere la sua tirannia. Sarete voi a dominarlo. A me i vostri orologi» proseguì facendo un cenno all’assistente seduto alla sua destra, che prese un sacco di tela e si avviò verso i fratelli.

Ognuno sganciò dal proprio polso l’oggetto più o meno prezioso e lo gettò nel sacco. Terminata la raccolta, l’uomo portò il bottino all’anziano, che legò stretta l’estremità della bisaccia, lasciandola poi cadere a terra. Lo stesso anziano prese una robusta mazza di legno e sferrò con tutta la forza che aveva nelle sue flaccide braccia una serie di colpi che, a giudicare dal rumore, mandarono in frantumi gli orologi.

«Ecco, fratelli, presto capirete il mio gesto. Andate e rimpossessatevi del vostro tempo» disse l’anziano con un po’ di affanno per lo sforzo appena compiuto.

All’esterno della sala, un uomo aveva assistito di nascosto e con il fiato sospeso a quella strana cerimonia spiando dalle feritoie poste in alto sulla porta. Avvertì che la seduta stava per sciogliersi e, temendo di essere scoperto, si affrettò a scendere dalla sedia che aveva utilizzato per arrivare alle fessure. Percorso da brividi di eccitazione mista a paura, si allontanò velocemente.

2023-01-04

Aggiornamento

Gentilissima sostenitrice, Gentilissimo sostenitore, Nell'augurarti un felice 2023, mi fa piacere condividere con te la soddisfazione per il raggiungimento dell'obiettivo delle 200 copie pre-ordinate, che consentirà di dare alle stampe il mio romanzo "Tutto il tempo necessario". Ti ringrazio tantissimo per il tuo supporto, senza il quale non avrei potuto festeggiare questo traguardo, e spero sinceramente che la storia che leggerai possa ripagare la fiducia accordatami. Un caro saluto, Francesco

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Quando inizierà la distribuzione del libro?

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Francesco Mundo
nasce a Taranto nel 1973 e trascorre l’infanzia a Montegiordano, nel cosentino. Si laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio e consegue un master e un certificato post lauream nel Regno Unito. Lavora come esperto nazionale distaccato a Copenaghen, nel settore della tutela delle acque. Ama i contesti multiculturali, le lingue, la letteratura, il cinema e il tennis.
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